martedì 26 febbraio 2008

E VENNE IL GIORNO DEL RIFIUTO


Un evento del Meetup Napoli da 6.000 euro che soci di Napoli e d’Italia, Inghilterra, Irlanda hanno interamente finanziato. Piazza Dante è al centro della città e dalle 9,00 pullula di volontari, polizia, curiosi. Il giorno del Rifiuto da Napoli è l’appello a una regione, e al Paese, a cambiare gestione dei rifiuti, consumi e politiche ambientali prima che sia troppo tardi. Padre Alex Zanotelli dice che “Il sud rinascerà da una presa di coscienza dei cittadini. Non c’è nulla da aspettarsi dalle istituzioni. Bisogna unirsi, essere responsabili, specie in Campania e Calabria, così martoriate”. La Sala Teatro è gremita. Stampa e tv, diretta streaming su Sky. Il mattatore in sala e sul palco, è Beppe Grillo. “Qualcosa è nato”, dice ai giornalisti che accusa di non fare vera informazione. “Bisogna ripartire dal basso, con le liste civiche. Una rivoluzione in sei anni.” Lui non voterà. “Ci hanno tolto preferenze, partito, programma” Attacca Veronesi, “finanziato da Veolia che costruisce inceneritori”. “Tutto quello che non sapete è vero. Bisogna pensare come criminali, ma comportarsi da brave persone. A Napoli è finito un incantesimo: il rifiuto bruciato è semplicemente, un rifiuto respirato.” Molte volte Grillo chiederà scusa alla Campania martoriata da Storia e manganello di Stato, che dovrebbe fare come il Kosovo o almeno fare rivolta civile, non pagando il 7% in bolletta usato per finanziare gli inceneritori. Un’emergenza decisa a tavolino.
Rilancia il V-Day del 25 aprile, sull’informazione e lancia l’idea di un museo degli orrori tra le ecoballe. Dimostra inutilità del nucleare, della Tav, degli imballaggi. Poi Maurizio Pallante, in sala e sul palco inarrestabile. Censurato in tv, racconta di Salerno, di inceneritori e tumori a Brescia, e del sogno di rifiuti-zero. “Ogni regione ha sversato in Campania”, dice il tossicologo Antonio Martella, “facendoci rischiare fra tre anni le neoplasie da rifiuti.” Il Prof. Alberto Lucarelli incita alla disobbedienza civile, mentre l’oncologa Patrizia Gentilini spiega i rapporti tra cancro e rifiuti. Franca Rame legge la lettera aperta ai boss di camorra che insieme al territorio uccidono i loro figli. Poi la musica. La Peter Gospel Choir canta il suo “Thank you Lord”. Pasquale D’Angelo fonde Napoli antico e Brasile. Poi don Antonio Maione, sacerdote disobbediente: “Nessuno rispetti la legge se è contro la dignità: la vera spazzatura è la vigliaccheria” La gente applaude Daniela Pinto in “Era De Maggio” e “Santa Lucia Luntana”. Poi Zoràma canta “Frequento il vento”. Peppe Lanzetta dice che “chi ha dentro la poesia la trova anche nell’inferno dell’immondizia.” Nello Daniele che duetta con Baccini, urla “Nuje nun simmo sulo munnezza!”. Poi Povia e Francesco Baccini che suona al piano “Genoa Blues”. La taranta va in scena con Spaccanapoli 55. Edoardo Bennato canta “Nun se salva nisciuno”, con Grillo alla tastiera in un bruciante blues. Tony Cercola e il saittella sound accompagnano Enzo Gragnaniello in canzoni toccanti. La Festa chiude con il talento folle di Giovanni Block, fustigatore di oggi. Cento giornalisti accreditati per uno show di informazione e impegno civile, tra bicchieri biodegradabili, volantini in carta riciclata e fotofilm dei pestaggi in discarica. La statua di Dante con il sacchetto nero è l’emblema dell’M-Day.

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